
Sempre più artigiane decidono di informarsi sulla Partita Iva Regime Forfettario, soprattutto quando le vendite cominciano ad andare bene, rendendo necessario un adeguamento dal punto di vista fiscale.
Una cosa di cui mi sono resa conto navigando nei gruppi social, è che spesso c’è ancora molta confusione su quando effettivamente diventa un obbligo aprirla oppure si può continuare a vendere senza preoccupazioni, che siano bomboniere all’uncinetto, oppure tazze personalizzate.
Rispondere a questa domanda è fondamentale, soprattutto per evitare di andare incontro a sanzioni salate e a degli illeciti dal punto di vista legale.
Per esempio, è vero che se i guadagni non superano i 5000 euro l’anno non è necessario dichiararli? E cosa si può fare legalmente come hobbista, rispetto ad una partita Iva? Non sarà troppo costoso pagare le tasse per un lavoro da libera professionista?
In questa mini guida cerchiamo di rispondere a tutte le domande per dissipare i dubbi che affliggono tante creative.
Cos’è la Partita Iva?
Prima di tuffarci nel mondo del regime forfettario, facciamo un passo indietro e cerchiamo di capire cosa sia, in parole semplici, la Partita IVA. Si tratta di un codice numerico di 11 cifre che ti viene assegnato dall’Agenzia delle Entrate: in pratica, è come se la tua attività avesse un “documento d’identità” per operare legalmente.
Viene chiamata “Partita IVA” perché consente di gestire un’imposta chiamata IVA (Imposta sul Valore Aggiunto), che si applica a beni e servizi. Di norma è al 22%, ma per alcuni settori può scendere al 10% o al 4%, come nel caso degli alimenti o dei servizi sanitari.
Quando è obbligatorio aprirla? Se inizi a vendere con una certa regolarità – ad esempio partecipi spesso a mercatini, vendi online con costanza, o hai un sito/pagina social dove promuovi le tue creazioni – allora non sei più considerata un’“hobbista occasionale”. In questi casi, l’Agenzia delle Entrate considera la tua attività come abituale e professionale, e quindi serve la partita IVA.
Attenzione anche alla soglia dei 5.000 euro: se superi questa cifra in un anno, devi iscriverti alla Gestione Separata INPS. Ma questo non significa automaticamente che tu debba aprire la Partita IVA: il vero punto chiave è quanto abituale e continuativa sia la tua attività.
Ricapitolando: ogni tanto metti in vendita delle tue creazioni per arrotondare a fine mese? Non sei obbligata ad aprire la Partita Iva, nemmeno se dovessi superare i guadagni di 5.000 euro l’anno. Promuovi le tue creazioni nel web, con pagine dedicate, oppure vai nei mercatini? Devi aprire la Partita Iva, perché il tuo hobby ha perso il carattere di occasionalità.
Partita Iva Regime Forfettario: altre forme e requisiti
Attualmente in Italia esistono 3 tipologie di Partita Iva:
- Regime Ordinario: obbligatorio per le società capitali e società di persone di grandi dimensioni, che hanno ottenuto nell’anno precedente ricavi di almeno 500.000 euro in prestazioni di servizi, oppure 800.000 mila in altre attività;
- Regime Semplificato: più vantaggiosa rispetto alla soluzione precedente, ma si applica a quelle società che hanno volumi d’affari contenuti, tenendo conto delle soglie indicate in precedenza;
- Regime Forfettario: il meno oneroso in assoluto, perfetto per le start-up, per le creative e, in generale, i liberi professionisti.
La Partita Iva Regime Forfettario è la più ambita da chi desidera aprire un’attività, perché non prevede il versamento di un’aliquota Irpef, ma solo l’imposta sostitutiva, che nei primi 5 anni dall’apertura è solo del 5%, per poi salire al 15%.
Inoltre, nelle fatture emesse non devi applicare l’Iva ai tuoi clienti, ma di conseguenza non potrai nemmeno detrarla dalle fatture di acquisto. Non hai nemmeno la ritenuta d’acconto, il che significa che incassi il 100% dell’importo applicato.
Quali sono i requisiti per rientrare nel Regime Forfettario?
- Devi essere un libero professionista o una ditta individuale;
- Non devi superare 85.000 euro di guadagni nell’anno corrente. Se, per esempio, quest’anno dovessi superare il limite, l’anno prossimo passeresti direttamente a quello semplificato (oppure ordinario);
- Se hai chiesto aiuto ad eventuali collaboratori o familiari, le spese di prestazione non devono superare 20.000 euro nell’arco di un anno;
- Per quanto riguarda l’acquisto di beni strumentali, per esempio una macchina da maglieria, un computer per gestire la burocrazia, oppure le etichette, non ci sono più limiti di spesa dal 2019.
Spese Regime Forfettario: quanto si paga davvero?
Allora, chiariamolo subito: aprire la Partita Iva di per sé è un’azione gratuita e puoi farlo anche tu collegandoti al sito dell’Agenzia delle Entrate con le tue credenziali SPID, CIE e CNS (dopo vediamo meglio come fare).
Il Regime Forfettario ha il vantaggio di farti pagare le tasse solo su quanto hai fatturato; dunque, se fatturi 0 euro, non pagherai le tasse. Inoltre, la percentuale di tassazione del 5% (15% al sesto anno dall’apertura della Partita Iva) si applica sul coefficiente di redditività, che varia da un mestiere all’altro.
Per intenderci, mentre nel Regime Ordinario dal totale fatturato si detraggono le spese sostenute e poi si applicano le tasse, in quello Forfettario i costi di attività sono conteggiati a forfait (da qui il nome) e hanno una percentuale fissa che varia in base all’attività che svolgi. Per esempio, per un artigiano si calcola il 33%.
Facciamo un esempio pratico proprio su questo lavoro, supponendo per semplicità che in un anno tu abbia guadagnato 10.000 euro. A questi bisogna detrarre le spese forfettarie fisse pari al 33% (ricordiamo che la percentuale varia da una professione all’altra) e sul risultato di 6.700 euro, si applica la tassazione del 5%: 335 euro.
Attenzione, però, perché come succede per gli stipendi, bisogna calcolare anche i contributi previdenziali INPS da versare, indispensabili per la pensione (ammesso che ci arriviamo, considerato l’andamento attuale).
Partiva Iva Regime Forfettario e i Contributi INPS
In questo caso, bisogna distinguere tra 3 diverse categorie di lavoratori con Partita Iva:
1) Liberi professionisti senza cassa, ovvero tutti coloro che non sono iscritti per esempio ad un Ordine o ad un Albo, come personal trainer, web master, consulenti, copywriter, social media manager ecc.
2) Liberi professionisti con una cassa di appartenenza, come Medici, Geometri, Notai, Infermieri, Ingegneri ecc.
3) Commercianti o Artigiani che hanno l’obbligo di iscriversi alla Camera di Commercio.
Nel primo caso non è prevista nessuna quota fissa e i contributi pagati finiscono nella Gestione Separata INPS, calcolati in base alle fatture emesse. Se non fatturi niente, non paghi niente, altrimenti la percentuale è di 25,72% sul coefficiente di redditività (ovvero il totale tolta la percentuale di spese forfettaria).
Nel secondo caso parliamo di professionisti che versano i contributi alla loro cassa di appartenenza e si tratta di una quota fissa annuale (chiamata quota soggettiva), che varia da un Albo all’altro ed è obbligatoria anche in caso di non fatturato. Non solo, a questi bisogna aggiungere anche la quota integrativa del 4% calcolata sul fatturato totale annuale, che di solito viene applicata ai clienti nella fattura. Dunque, 5% di tasse e % di contributi INPS sul coefficiente di redditività + 4% di quota integrativa sul fatturato totale.
L’ultima categoria è quella dei commercianti e artigiani, che hanno l’obbligo di iscriversi alla Camera di Commercio, con una quota fissa annuale di contributi INPS di circa 3.800 euro, suddivisi in 4 rate trimestrali. Con il Regime Forfettario si può richiedere una riduzione del 35% su ciascuna rata (non è automatica, ma va esplicitamente richiesta al commercialista). Inoltre, superato l’utile (non il fatturato) di 15.500€, si dovrà pagare in aggiunta anche il 23% sulla differenza di importo, su cui si può richiedere la riduzione da Regime Forfettario.
Se sei in dubbio su quale delle tre categorie rientri, il nostro consiglio è quello di rivolgerti ad un commercialista; ce ne sono alcuni che ti possono seguire online e darti anche una piattaforma per gestire le fatture digitali, come Regime Forfettario di Giampiero Teresi, oppure Fiscozen.
Partita Iva Regime Forfettario: come aprirla online
Le tue vendite vanno alla grande e hai deciso di fare il grande passo: come puoi procedere? Il primo consiglio, come detto in precedenza, è quello di rivolgersi ad un commercialista per evitare di andare incontro ad errori, prima di tutto perché ti aiuta ad individuare il Codice Ateco riferito alla tua attività, ovvero una serie di numeri che identificano il lavoro che fai.
Inoltre, ti aiuterebbe a gestire tutta la parte burocratica e la presentazione del Modello Redditi nell’anno successivo.
Detto ciò, ecco l’elenco delle azioni da seguire:
1. Individua il codice ATECO
Il codice ATECO serve a identificare il tipo di attività che svolgi (ad esempio: vendita di articoli fatti a mano, attività artigianali, formazione ecc.).
Puoi cercarlo sul sito dell’ISTAT: codici ATECO (attenzione agli aggiornamenti che ci sono stati ad aprile 2025 sui nuovi lavori online, come quelli che riguardano i tutorial su YouTube).
Puoi avere fino a 7 codici ATECO nella stessa partita IVA.
2. Compila il modulo AA9/12 (per persone fisiche)
Si tratta della “Dichiarazione di inizio attività, variazione dati o cessazione attività ai fini IVA”.
Scaricalo dal sito dell’Agenzia delle Entrate: modulo AA9/12
Se invece sei una società, il modulo da compilare è il AA7/10.
3. Invia il modulo per via telematica
Hai due opzioni:
- Con firma digitale o PEC, direttamente dal sito dell’Agenzia delle Entrate
- Oppure tramite un intermediario abilitato (come commercialisti, CAF, consulenti fiscali)
4. Iscriviti all’INPS o alla tua cassa previdenziale
Se svolgi un’attività professionale, devi registrarti alla Gestione Separata INPS.
Se sei artigiana o commerciante, dovrai anche iscriverti alla Camera di Commercio e versare i contributi alla Gestione Artigiani/Commercianti.
Contratto da lavoro dipendente e Partita Iva: è possibile?
So che molte creative che conoscono Filati Romance utilizzano la propria creatività per arrotondare a fine mese, perché lo stipendio purtroppo molto spesso non basta, soprattutto quando le spese aumentano e la famiglia si allarga.
Sapevi che puoi aprire la Partita Iva e al tempo stesso essere assunta come dipendente? In questo caso, l’unica cosa a cui devi prestare attenzione è il limite del reddito da lavoro dipendente, che in un anno non deve superare i 35.000 euro.
Si possono detrarre le spese mediche dal Regime Forfettario?
Questo è uno dei lati negativi del Regime Forfettario: se il tuo reddito dell’anno precedente deriva solo da questo, non puoi scaricare niente, che siano spese veterinarie, mediche, interessi di mutuo, ristrutturazione o spese scolastiche, perché la tassazione di per sé è già molto bassa.
Ciò che puoi dedurre però sono i Contributi INPS già versati l’anno prima dal coefficiente di redditività e il risultato sarà la base imponibile sulle tasse. Per esempio, hai fatturato 10.000 euro e il coefficiente di redditività è di 6.700 euro perché artigiana. Se l’anno precedente hai già versato 2.000 euro di contributi INPS, le tasse saranno applicate su una base di 4.700 euro.
Non solo: se oltre alla Partita Iva Regime Forfettario hai anche una pensione, un reddito da affitto (non cedolare secca), oppure da dipendente, sull’Irpef che paghi potrai portare in detrazione tutte le spese sanitarie.
Sei pronta a trasformare il tuo hobby in un’attività remunerativa?
Alla prossima,
Julia Volta
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